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Pompei
La mattina del 24 agosto dell’anno 79 d. C. un’impressionante eruzione, preceduta da un catastrofico terremoto, interessò il Vesuvio, fino ad allora considerato un vulcano spento. Sotto la spinta dei gas si frantumò il tappo che ostruiva la bocca e i lapilli iniziarono a cadere sulla zona a sud-est del vulcano per un raggio di 70 km, spinti dal vento. Su Pompei e tutta l’area adiacente si depositò uno spesso strato di pietre laviche e di cenere. Tra i terremoti e la pioggia incandescente la popolazione di Pompei soffocò. Molti furono sepolti dalle macerie durante i crolli, per il peso del materiale depositato sui tetti. Fu una vera tragedia. L’imperatore Tito, allora a capo dell’Impero Romano, inviò prontamente i soccorsi, ma Pompei fu completamente e velocemente sepolta. Il racconto estemporaneo del tragico evento, nelle sue varie fasi, c’è stato tramandato da un testimone d’eccezione, Plinio il Giovane che, in due lettere indirizzate a Tacito, descrive la morte dello zio, Plinio il Vecchio, comandante della flotta Romana di stanza nel porto di Bacoli che corse in aiuto della popolazione con numerose imbarcazioni.
Pompei sorgeva su di un contrafforte di 40 mt. originatosi durante un’eruzione avvenuta in epoca preistorica. Si presentava pianeggiante solo nel punto in cui c’era il Foro ed aveva una forte pendenza a Sud verso il mare. L’estensione delle mura, costruite in travertino giallo, era di circa 3200 metri. L’accesso alla città era garantito da otto porte: Porta Vesuvio e Porta di Capua a nord, Porta Marina a Ovest, Porta di Ercolano a nord - ovest, Porta di Nola e Porta di Sarno a est, Porta di Nocera e Porta di Stabia a sud. Il nucleo interno era poi suddiviso in nove regiones o quartieri. Le strade, fiancheggiate da marciapiedi erano disseminate di fontane pubbliche, approvvigionate da un sistema di acquedotti per l’epoca all’avanguardia.
Lungo i cardines o decumani e le viae o itinera, le strade del tempo, sorgevano gli altari per il culto, le botteghe, le officine, dove sovente erano incisi graffiti, epigrammi, poemetti d’amore ed spesso invettive in lingua greca, latina, osca e aramaica.
Nel 1997, l’UNESCO ha dichiarato Pompei Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il Comitato ha deciso di iscrivere tale area sulla base dei criteri culturali considerando che gli straordinari reperti delle città di Pompei, Ercolano e delle città limitrofe, sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79, costituiscono una testimonianza completa e vivente della società e della vita quotidiana in un momento preciso del passato e non trovano il loro equivalente in nessuna parte del mondo.
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